Rifiuti speciali from zero to hero: la guida per aziende

Introduzione

La gestione dei rifiuti speciali è un capitolo centrale delle attività di un’azienda. La ragione sta non solo nella rilevanza che questi rivestono all’interno dei processi produttivi, ma anche nell’attenzione da riservare alla compliance normativa e al rispetto dell’ecosistema. Occuparsene nel modo corretto è dunque cruciale per un’impresa che voglia evitare sanzioni non previste, danni d’immagine e ripercussioni negative sul fronte operativo.

Con l’espressione “rifiuti speciali” si indicano tutti i residui che non hanno origine domestica e che, dunque, sono il risultato di attività commerciali, industriali, edili e sanitarie. Per un’impresa, farsi carico della corretta analisi, messa in sicurezza e smaltimento dei propri scarti è fondamentale, ancor più davanti alla duplice natura - pericolosi e non pericolosi - di questi materiali.

Data la delicatezza del tema, ulteriormente irrigidito da rigorosi protocolli e severi requisiti, il destino dei rifiuti speciali deve essere affidato ad appositi soggetti autorizzati. Il processo di gestione fa quindi capo ad aziende certificate, cui spetta il compito di trasportare i materiali nei centri di ritiro e riciclo, verificare il possesso di tutte le autorizzazioni necessarie e identificarne correttamente la natura.

Come per la gestione dei rifiuti urbani aziendali, anche per quelli “speciali” la scelta strategica più efficace è quella di affidarsi a consulenti qualificati, dotati di competenze specifiche e di capacità di networking in questo ambito.


Quali sono i rifiuti urbani: classificazione

Prima di entrare nel vivo della questione e capire quali sono le strategie e best practice per gestire correttamente i rifiuti speciali, è essenziale fare alcune precisazioni. Sappiamo che un rifiuto è un oggetto o una sostanza che non serve più e che, di conseguenza, è necessario trattare affinché possa essere reimmesso nel ciclo produttivo o, in alternativa, smaltirlo correttamente. Sono due le principali categorie di rifiuto che è importante distinguere.

  • Rifiuti urbani, che provengono da abitazioni civili e locali commerciali, il cui smaltimento è gestito dalla Pubblica Amministrazione con il finanziamento di contributi fiscali.
  • Rifiuti speciali, che provengono da attività produttive e vengono trattati o smaltiti da specifiche aziende autorizzate.

Scendendo ulteriormente nel dettaglio, in speciali” ricadono alcune categorie di scarti come le seguenti.

 

  • 1 Scarti di attività agricole e agro-industriali

  • 2 Materiali derivanti da demolizioni, costruzioni e attività di scavo

  • 3 Rifiuti da lavorazioni industriali e artigianali e provenienti da attività commerciali di servizio

  • 4 Scarti di attività di recupero e smaltimento di rifiuti, fanghi da potabilizzazione, trattamenti delle acque, depurazione delle acque reflue e abbattimento di fumi

  • 5 Rifiuti da attività sanitarie

  • 6 Macchinari e apparecchiature deteriorati e obsoleti

  • 7 Veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso, componenti compresi

Rifiuti speciali: i dati parlano chiaro

Secondo l’ultimo Rapporto Rifiuti Speciali Ispra, nel 2021 la produzione nazionale di rifiuti speciali si è attestata a 165 milioni di tonnellate, con un significativo aumento rispetto allanno precedente (+12,2%), corrispondente a quasi 18 milioni di tonnellate. Tale crescita è principalmente dovuta alla ripresa delle attività economiche dopo la crisi pandemica, in particolare della produzione industriale e manifatturiera.

In questo contesto, i rifiuti speciali pericolosi ammontano a quasi 10,7 milioni di tonnellate, con un aumento di 820mila tonnellate (+8,3%), mentre i rifiuti non pericolosi - che rappresentano il 93,5% dei rifiuti prodotti - ammontano complessivamente a 154,3 milioni di tonnellate, con una crescita di 17,1 milioni di tonnellate (+12,5%).

Distinguendo la produzione di rifiuti speciali per Regione, domina a livello nazionale la Lombardia con 37,4 milioni di tonnellate, seguita dal Veneto con 18 milioni ed Emilia Romagna con 14,6 milioni. Nel Sud il primato è detenuto dalla Puglia con 11,4 milioni di tonnellate prodotte.

Per quanto riguarda invece la tipologia di attività produttive, il settore delle costruzioni e demolizioni, contribuisce a quasi la metà (47,7%) della produzione di rifiuti speciali con 78,7 milioni di tonnellate, anche se va segnalata lottima percentuale di riciclo (80,1%), che supera lobiettivo del 70% fissato dalla normativa.

 

Grafico tonnellate rifiuti-min
Fonte: Ispra, 2023.

Rifiuti speciali pericolosi

A loro volta, i rifiuti speciali sono suddivisi in due sottocategorie, al pari di quelli urbani: i rifiuti pericolosi e non pericolosi. Al contrario dei secondi, i primi sono tutti gli scarti di lavorazione generati dalle attività produttive che contengono al loro interno un'elevata dose di sostanze nocive, pericolose, tossiche, sensibilizzanti, inquinanti, mutagene, corrosive o infette per lambiente. Si tratta dei residui di processi produttivi particolarmente critici, come i seguenti.

  • 1_2 Raffinazione del petrolio

  • 2_1 Processi chimici

  • 3_1 Industria fotografica

  • 4_1 Industria metallurgica

  • 5_1 Olii esauriti

  • 6_1 Solventi

  • 7_1 Produzione conciaria e tessile

  • 8 Impianti di trattamento dei rifiuti

  • 9 Ricerca medica e veterinari

Tra gli altri esempi, si annoverano l’amianto, la lana di roccia, le vernici, le traversine ferroviarie, i materiali da brucio, i medicinali o le batterie, oltre a svariati tipi di rifiuto sanitario e ospedaliero: dunque, tutti materiali che devono essere trattati allo scopo di renderli innocui prima dello smaltimento. Tutti i rifiuti vengono naturalmente classificati tramite codici secondo l’Elenco Europeo dei Rifiuti: quelli considerati come pericolosi sono contrassegnati da un asterisco.

Rifiuti speciali non pericolosi

Cosa sono, invece, i rifiuti speciali non pericolosi? Con questa espressione si indicano tutti gli scarti provenienti da attività industriali, aziendali, commerciali o da presidi sanitari (e, dunque, non di provenienza civile e urbana) che non contengono sostanze inquinanti o potenzialmente dannose e non rappresentano un concreto pericolo per l’ecosistema e per la salute umana.

In questa categoria ricadono, a titolo esemplificativo, gli scarti provenienti dalla lavorazione del legno e dalle operazioni di costruzione e demolizione, ma anche i rifiuti prodotti da attività di agricoltura, orticoltura, caccia e pesca, gli imballaggi, gli indumenti. Nel dettaglio, tra i rifiuti speciali non pericolosi consideriamo quelli indicati di seguito.

 

  • 1_3 Cemento, mattonelle, ceramiche

  • 2_2 Legno, vetro, plastica

  • 3_2 Metalli non contaminati da sostanze pericolose

  • 4_2 Terra e rocce non contaminate

  • MicrosoftTeams-image (2)-1 Scarti di tessuti animali e vegetali

  • MicrosoftTeams-image (4) Rifiuti dell’industria dolciaria e panificazione

  • 5_2 Rifiuti da estrazione di minerali metalliferi

  • 6_2 Bende, ingessature, lenzuola, indumenti monouso

Gestione rifiuti speciali in azienda: la normativa

Dato questo variegato e delicato insieme di materiali da regolamentare, non sorprese che la normativa sulla gestione dei rifiuti speciali sia particolarmente articolata e gravosa. Il pacchetto di leggi e disposizioni che se ne occupa è infatti piuttosto complesso, sia dal punto di vista tecnico che burocratico-amministrativo.

La gestione dei rifiuti speciali è in particolare regolata dalle prescrizioni del Dlgs n. 152/2006 “Testo unico ambientale”, che dettaglia i doveri dei produttori degli scarti, le caratteristiche degli impianti di smaltimento nonché le autorizzazioni e prescrizioni necessarie per le attività di trasporto e smaltimento.

Più nel dettaglio, nella Parte Quarta, il Dlgs definisce i principali obblighi a carico delle attività che generano rifiuti dal proprio ciclo produttivo, distinti in base alle caratteristiche del produttore e alla tipologia di scarto prodotto e afferenti a tutte le fasi della gestione dei rifiuti. Obblighi, dunque, che vanno dalla raccolta alla tenuta della documentazione per la tracciabilità, fino alliscrizione allAlbo gestori ambientali per lesercizio di specifiche attività.

 

Gestione rifiuti speciali in azienda: le sanzioni

Ma cosa accade nel caso in cui un’impresa non rispetti le disposizioni normative previste dal Dgls n. 152? Lo fa presente il Decreto stesso: l’inosservanza delle disposizioni prevede pesanti sanzioni a carico di imprese e cittadini. In particolare, le sanzioni possono spingersi da poche migliaia fino a decine di migliaia di euro, a seconda delle diverse situazioni.

Nel caso in cui liter di gestione e di smaltimento di rifiuti speciali non fosse eseguito nel rispetto delle modalità previste, l’attività di gestione sarebbe da considerarsi non autorizzata, in quanto effettuata in mancanza di autorizzazione, iscrizione o comunicazione.

Si tratta di un illecito punito - secondo quanto previsto dall’articolo 256 del Codice dellAmbiente - con larresto da tre mesi a un anno o lammenda da duemilaseicento a ventiseimila euro in caso di rifiuti non pericolosi, oppure con l’arresto dai sei mesi ai due anni o la stessa ammenda poc’anzi indicata, se si tratta di rifiuti pericolosi. Tali pene vengono applicate senza distinzioni di sorta ai titolari delle aziende e ai responsabili di enti che abbandonino rifiuti o li immettano in acque superficiali o sotterranee.

 

Trasporto dei rifiuti speciali aziendali

Evitare sanzioni, vista una tale entità della pena, è dunque fondamentale. E l’attenzione non deve limitarsi solo alle fasi produttive, ma deve estendersi anche oltre, fino alla fase di trasporto dei rifiuti speciali aziendali. Anche questo specifico aspetto è infatti soggetto a normative molto stringenti, le quali stabiliscono che l’attività debba avvenire sempre nel rispetto delle normative europee.

Il trasporto di merci pericolose, in particolare, deve avvenire secondo procedure standardizzate in grado di contenere il rischio entro livelli accettabili. Essenziale, in questi casi, la corretta compilazione dei documenti di trasporto, i quali devono risultare conformi alla normativa vigente sulla merce trasportabile secondo il grado di pericolosità.

Inoltre, il trasporto deve avvenire sempre ed esclusivamente attraverso lausilio di colli specifici divisi in base alla composizione, con indicazione obbligatoria del relativo codice CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti), mentre i rifiuti che seguono il trasporto merci ADR (Accordo Internazionale per il Trasporto Merci Pericolose su Strada) devono essere contrassegnati anche dal numero ONU loro attribuito.Più nello specifico, il trasporto di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi richiede una serie di passaggi importanti.

  • 1_4 Compilazione del Registro carico e scarico e del Formulario di Identificazione dei Rifiuti (FIR)

  • 2_3 Valutazione del trasporto ai fini dell’ADR

  • 3_3 Trasmissione della quarta copia FIR e compilazione Modello Unico di Dichiarazione (MUD)

Tutti questi adempimenti burocratici sono essenziali per garantire la tracciabilità dei rifiuti pericolosi e non pericolosi e assicurare che siano gestiti in modo sicuro e rispettoso dellambiente. In questo quadro, un ruolo centrale è svolto dal RENTRI (Registro Elettronico Nazionale sulla Tracciabilità dei Rifiuti), il nuovo modello di gestione digitale per soddisfare gli adempimenti delle scritture ambientali obbligatorie per i produttori di rifiuti e i soggetti della filiera.

Il modello si articola in procedure e strumenti integrati nella nuova piattaforma telematica. gestita dal Ministero della Transizione Ecologica. Il DM 59/2023 elenca poi quali sono i soggetti che devono iscriversi al RENTRI.

  • 1_5 Produttori di rifiuti pericolosi

  • 2_4 Enti e imprese che effettuano il trattamento dei rifiuti

  • 3_4 Enti e imprese che raccolgono o trasportano rifiuti pericolosi a titolo professionale o che operano in qualità di commercianti e intermediari dei rifiuti speciali

  • 4_3 Consorzi istituiti per il recupero e il riciclaggio di particolari tipologie di rifiuti

Il ruolo della filiera sostenibile

In questa panoramica in cui non mancano prescrizioni normative, obblighi, sanzioni, pluralità di soggetti coinvolti e delicatezza delle merci trattate, alle imprese non resta dunque che orientarsi verso quella che si sta affermando sempre più come la linea strategica del futuro: agire in modo sostenibile.

Predisporre una filiera sostenibile quando si gestiscono i rifiuti speciali è diventato ormai cruciale per garantire il rispetto dell’ecosistema e favorire un risparmio economico. Ma come fare? Il principio chiave è incrementare l’impiego efficiente di risorse e materie prime, minimizzando quanto più possibile gli sprechi e trasformando i rifiuti in nuovi prodotti, allungandone il ciclo di vita e attribuendo loro nuovo valore da reimmettere nei circuiti economici. I pilastri di questa strategia improntata alla circolarità sono i seguenti.

Grafico filiera sostenibile

L’attuazione di un approccio sostenibile di filiera viene spinta anche dalle normative, le quali puntano verso logiche di recupero che consentano di reinserire i rifiuti nel ciclo economico, in sostituzione della materia prima, e che favoriscano il recupero energetico, in modo da ricavare energia dai rifiuti sotto forma di calore o di elettricità. Un focus particolare è posto poi al concetto di tracciabilità della filiera rifiuti, soggetta ora a particolari obblighi di documentazione.

Da una strategia di filiera sostenibile, in cui i prodotti e i materiali vengono riutilizzati, riciclati o riparati per prolungarne il ciclo di vita, le imprese possono ricavare importanti benefici.

 

  • 1_9 Riduzione dell’impatto ambientale, dell'utilizzo di risorse naturali e dell'accumulo di rifiuti

  • 4_7 Taglio ai costi di approvvigionamento e smaltimento dei materiali

  • 2_8 Potenziamento di immagine e reputazione aziendali

  • 3_8 Garanzia di compliance normativa

Come funziona lo smaltimento dei rifiuti speciali

Veniamo al cuore della questione. Come effettuare, nel concreto, lo smaltimento dei rifiuti speciali? Il principio base è che i rifiuti speciali non possono essere smaltiti nelle comuni discariche, ma devono essere gestiti separatamente tramite operatori autorizzati e conferiti in discariche apposite. Inoltre, possono essere trasportati solo da aziende autorizzate, i cui percorsi devono essere tracciati. Vediamo alcuni passaggi chiave del processo.

Registro di carico e scarico

È obbligatorio tenere un registro di carico e scarico, che rappresenta il registro di contabilità dei rifiuti e costituisce prova della tracciabilità, della loro produzione e del loro invio a recupero o smaltimento. Al suo interno vengono indicati i movimenti di carico (produzione) e scarico (conferimento a un trasportatore) dei rifiuti. Prima del suo utilizzo, il documento deve essere necessariamente vidimato alla Camera di Commercio e conservato a cura del produttore dei rifiuti per 5 anni dalla data dellultima registrazione.

Etichettatura e codice CER

Ogni rifiuto deve essere classificato in base a un sistema universale di riconoscimento, che nel caso dei rifiuti speciali è il Regolamento UE 1357/2014. Tale normativa attribuisce a ogni rifiuto un codice CER o EER di 6 cifre che lo identifica univocamente su 3 livelli distinti: lattività di provenienza, il processo produttivo dellattività da cui deriva e il tipo di scarto. Il codice si chiude con un asterisco (*) nel caso si tratti di rifiuto classificato come pericoloso dotato a sua volta di un codice ONU che ne autorizza il trasporto.

Caratterizzazione

La caratterizzazione dei rifiuti è il procedimento di analisi chimica attraverso cui vengono esaminate le loro componenti e se ne determina il grado di pericolosità. Nel caso di rifiuto pericoloso occorre identificare la tipologia di pericolo sulla base del ciclo produttivo che origina lo scarto, così da capire quali sostanze ricercare. Il processo fornisce informazioni chiave per determinarne lammissibilità presso gli impianti di smaltimento o recupero, a partire da composizione, consistenza e tendenza a produrre percolato.

Stoccaggio

Per stoccaggio o deposito temporaneo dei rifiuti si intende il raggruppamento degli scarti effettuato, prima dello smaltimento, nel luogo in cui gli stessi sono stati prodotti. Pertanto, lo stoccaggio deve essere ben suddiviso secondo categorie omogenee e ha un limite temporale tassativo , in relazione anche ai limiti volumetrici di rifiuti che è possibile accantonare. Inoltre, il deposito temporaneo deve essere condotto tendendo conto anche delle norme che disciplinano il deposito delle sostanze pericolose contenute all’interno degli scarti e delle disposizioni legate a imballaggio ed etichettatura di tali sostanze.

Trasporto

Il trasporto dei rifiuti deve avvenire all’interno di appositi colli, differenti a seconda della loro pericolosità. Fondamentale è la compilazione del Formulario di Identificazione dei Rifiuti (FIR), documento che deve essere presente in tutte le fasi di trasporto per garantire la massima tracciabilità. Deve essere emesso sia per tutte le tipologie di scarto sul mezzo, sia per ogni produttore o detentore del rifiuto trasportato, che per tutte le operazioni di recupero o smaltimento a cui i rifiuti sono destinati. Ogni formulario è composto da quattro copie, le quali devono essere datate e firmate dal produttore o detentore dei rifiuti e controfirmate dal trasportatore.

Smaltimento

Con lo smaltimento in appositi impianti, a seconda della natura e della pericolosità dello scarto, si conclude definitivamente il ciclo di vita del rifiuto speciale. I materiali speciali non pericolosi - anche di provenienza sanitaria - vengono assimilati a quelli domestici nei casi in cui la Pubblica Amministrazione svolga il servizio di smaltimento dei rifiuti speciali. In alternativa, devono essere conferiti in discarica o inceneritore da soggetti preposti. Fondamentale è quindi affidarsi ai giusti partner per lo smaltimento degli scarti non di competenza della PA.

Differenza tra rifiuti urbani e speciali

Tutte queste prescrizioni valgono per l’intero corpo dei rifiuti, che oltre a quelli speciali comprende - a seconda dell’origine - anche i rifiuti urbani, ovvero gli scarti provenienti dalle attività domestiche. In linea generale, i rifiuti speciali non pericolosi possono essere assimilabili a quelli domestici in tutti i casi in cui la Pubblica Amministrazione svolge il servizio di smaltimento dei rifiuti speciali. Negli altri casi, invece, vengono conferiti in discarica o in inceneritore dalle imprese preposte.

A chi rivolgersi per smaltire i rifiuti speciali

Risulta a questo punto cruciale, vista la complessità della materia e i rischi di pesanti sanzioni in caso di mancato rispetto delle normative, individuare un partner specializzato in grado di fornire un servizio di consulenza a 360 gradi sull’intero iter di gestione e trattamento dei rifiuti speciali.

È importante per l’azienda, infatti, potersi avvalere di competenze specifiche su ogni aspetto: dalla pianificazione della strategia alle valutazioni dimpatto, dalla gestione amministrativa dei rifiuti alla determinazione dei soggetti autorizzati e degli impianti migliori cui destinare i conferimenti. La carta vincente è assegnare queste incombenze a un unico soggetto qualificato.

Per questo c’è il gruppo Haiki+, player di primo piano nell’ambito della gestione dei rifiuti basata sui principi di sostenibilità e sulla gestione circolare. Forte delle sue competenze diversificate grazie alle sue divisioni interne, il gruppo Haiki+ sviluppa progetti ad hoc in partnership con il cliente lungo tutte le tappe del percorso attraverso specifiche linee guida prestabilite, seguendo un approccio che prevede il miglioramento continuo dei processi ambientali attraverso sistemi di gestione dedicati.

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